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Appunti sull'evoluzione della vita


Il livello materiale, biologico, psichico e spirituale dell’evoluzione della vita.

La verità di oggi è l’errore di domani.

Grottesco è il fatto che ogni generazione sia assolutamente certa che solo nel passato siano stati commessi degli errori e sia quindi irremovibile nel convincimento di aver trovato l’assoluta e definitiva verità.

L’inizio

Nella continua ricerca all’indietro verso le origini causali della vita, possiamo solo immaginare che un’energia cosmica abbia rotto la simmetria immobile dell’infinito e dell’eterno, e abbia impresso il movimento creando lo scorrere del tempo e le dimensioni dello spazio. Nell’unità assoluta è eterna pace, puro essere senza forma e senza trasformazione ed evoluzione. In questo Nirvana buddista, o Eden cristiano in cui il tutto del creato si identifica con il nulla evolutivo, si sviluppa la conoscenza grazie all’affermazione della polarità dei contrari: il positivo ed il negativo, l’onda e la particella, il bene e il male, la luce e il buio, ecc. La polarità diventa il motore del mondo. La contemporaneità dell’essere Creatore viene trasformata nella successione della coscienza delle Creature.

E’ interessante osservare come tutte le manifestazioni dell’Universo conosciuto, il Cosmo (dal greco kosmos = ordine, armonia), sono regolate dalle medesime leggi che si applicano alle diverse strutture e relazioni, sia a livello microscopico che macroscopico. Queste leggi tendono ad unificarsi tanto più in profondità riusciamo a conoscerle.

Tutto è quindi parte di un grande ordine dinamico, una grande sinfonia della vita in cui tutta la materia e l’energia che costituisce il nostro corpo è appartenuta ad altri corpi, prima di tutto alle stelle celesti, e in futuro tornerà a costituire altri corpi ancora, nell’evolversi della vita. E condividiamo con il resto del mondo non soltanto le molecole della vita, ma anche i principi fondamentali della sua organizzazione, ed è per questo che siamo collegati tra di noi, e con il resto del creato: diversi, ma non divisi.

Come suggerisce il filosofo latino Plotino: “Non esiste un punto dove si possano fissare i propri limiti in modo da poter affermare: ‘fino a qui sono io’…”

E sentire di far parte dell’Universo al punto di identificarsi con esso è un desiderio generalizzato: “…così fra questa immensità/ s’annega il pensier mio/ e il naufragar m’è dolce in questo mare” (il Leopardi dell’Infinito); “Le stelle tu guardi, o mia stella. Che io possa diventare il cielo che con molti occhi ti guarda.” (Platone, il Timoteo)

Esamineremo come la forza della vita si sia manifestata nei vari livelli evolutivi, quello materiale, biologico, psichico e spirituale, riconoscendone i principi informativi comuni. Questi livelli pur distinti tra di loro si evolvono uno dall’altro nei miliardi di anni della vita della Terra, ognuno funzionale e necessario al successivo. Per cui tutto quello che verrà, che fiorirà di inedito è già contenuto dall’inizio, ma si esprimerà solo se accoglierà l’offerta della forza creatrice che è costantemente in atto.

Il piano materiale

Poiché ogni livello sboccia dal precedente e porta con sé le informazioni del pasato, sotto l’apparente manifestazione disordinata e caotica della creazione sono presenti principi fondamentali che sono gli stessi in ogni parte dell’Universo e valgono con sorprendente analogia per i sistemi fisici, biologici, umani e sociali. Di questi principi ne elenchiamo alcuni cercando di coglierne la “trasversalità”.

Il movimento sinusoidale dei contrari, e non lo sterile annullamento degli opposti, lo yang e lo ying che si susseguono senza escludersi ma completandosi tra di loro sono il movimento della conoscenza: non possiamo conoscere il male se non sappiamo cos’è il bene, il falso e il vero, la notte e il giorno. Questo movimento ci consente l’evoluzione per ritornare nell’unità dell’inizio (l’uni-verso), dove il futuro incontrerà il passato: se la linea del tempo non è diritta, ma curvata dalla gravità come ha dimostrato Einstein il tempo tornerà sui suoi passi o in forma di cerchio o quantomeno di spirale.

Un altro esempio di applicazione della stessa legge su piani diversi lo offrono le cariche elettriche che creano un “disturbo” o una “condizione” nello spazio circostante così che, se presente un’altra carica nel campo, si attraggono se di segno opposto, o si respingono se di segno uguale. Lo stesso succede sul piano psichico, quando entriamo in relazione con altre persone, ne saremo attratti o respinti: non può esistere la neutralità o l’indifferenza.

Un’altra di queste leggi che regola l’architettura della vita è la tensegrità. Con questo termine si indica la proprietà di un sistema costruito da montanti incompressibili, cariche elettriche di segno uguale, e da tiranti elastici resistenti alla trazione, cariche di segno opposto. Queste strutture acquistano stabilità e operano con la massima efficienza ed economia come possiamo osservare tanto nella struttura ossea e muscolo tendinea del corpo umano, quanto nei tubuli e filamenti dello scheletro cellulare. E modificando la forma si determinano funzioni diverse, e le cellule sono indotte ad intraprendere programmi genetici distinti. Le cellule epiteliali quando si appiattiscono per coprire una ferita si dividono più velocemente di quando, giunte a contatto tra di loro, cambiano forma diventando rotonde o quadrate.

Un altro esempio della comune organizzazione della vita tra i Regni della Natura lo offre la geometria dei frattali che descrive un gran numero di manifestazioni del creato dotate di forma irregolare, identificando la struttura originaria della forma che si reitera, e si amplifica nei diversi ordini di grandezza, tutti somiglianti al precedente.

Una delle più semplici figure frattali, formate per iterazione di uno schema geometrico, è il cristallo del fiocco di neve generato dalla divisione dei segmenti di un triangolo equilatero in cui ogni linea viene divisa in tre parti uguali ed il cui segmento centrale viene sostituito da un nuovo triangolo.

E’ facile riconoscere i frattali nel regno minerale, come in quello vegetale nel disegno della felce o nella forma del cavolfiore. Ma i frattali compaiono ovunque, anche nel regno animale dove il disegno è più nascosto dalle modifiche regolate dalla continua spinta creativa espansiva della vita, e dall’ambiente che ne ostacola o facilita lo sviluppo (vedi Louis Wain, il pittore schizofrenico che ritraeva i gatti).

Ottenere il massimo risultato con il minimo dispendio di energia è un principio evidente sul piano biologico in tutto il creato che ha portato a risultati incredibili. La resistenza allo strappo della ragnatela, o l’adesività raggiunta in acqua dalle patelle attaccate sugli scogli, non sono mai state superate da alcunchè di artificiale.

Le circonvoluzioni delle anse intestinali e cerebrali sono un altro esempio di analogia formale e funzionale elaborando le une l’informazione alimentare, le altre l’informazione mentale.

La sequenza dei numeri che è alla base della creazione digitale delle immagini virtuali e della trasmissione delle in-formazioni fu già definita da Pitagora 2500 anni fa come struttura della realtà.

Gli egiziani ed i pitagorici presero in considerazione una proporzione divina o sezione aurea per ottenere una dimensione armonica del creato corrispondente al numero divino 1,618. Questo definisce il segreto dell’armonia in architettura (rapporto tra la larghezza e l’altezza della piramide di Cheope), come nella fisionomia del viso (distanza interpupillare e altezza vertice del naso e mento), nel tronco umano (l’altezza da piedi ad ombelico moltiplicata per 1,618 ci dà l’armonica altezza totale dell’individuo), e perfino nel rapporto dei valori della pressione sanguigna arteriosa (la massima è in armonia con la minima quan do ne è 1,618 volte superiore).

La sezione aurea è il rettangolo aureo di altezza 1 e di base 1,618 che, per successivi ritagli interni di quadrati da ogni rettangolo rimanente, porta alla formazione di spirali unendone le diagonali. Questo schema è seguito da diverse conchiglie per il loro accrescimento, come ad esempio il Nautilus.

Anche il numero 32 ricorre nella geometria strutturale del corpo umano: 32 sono i denti, 32 le vertebre e 32 i nuclei di ossificazione del piede.

Il teorema di Bell stabilisce il collegamento istantaneo, il rapporto telepatico, in una realtà complementare alla nostra, priva di spazio e di tempo, che unisce due particelle nate gemelle dallo stesso evento fisico che si allontanano alla velocità della luce una dall’altra, ma che rimangono in relazione così che il comportamento di una condiziona l’altra. Questo principio può dar luogo alle coincidenze significative della vita, quello che Jung chiamava sincronicità. Una connessione tra eventi che non è causale né casuale, non è predeterminata né accidentale.

Questo spiega il fenomeno telepatico per cui una madre può percepire la sofferenza del figlio lontano, oppure una persona, una pianta o l’acqua può avvertire i nostri sentimenti di amore o di odio e modificarsi nella struttura. Masaru Emoto lo ha dimostrato fotografando i magnifici cristalli prodotti dall’acqua benedetta, e l’uomo è costituito per il 70% di acqua.

Un’altra esperienza telepatica fu osservata dall’etologo Kantaishi, che osservò come una scimmia di un’isola del Pacifico, raccolte delle patate sporche di sabbia, imparò che l’acqua di mare salata le ripuliva e ne aumentava il gusto. Ben presto tutte le scimmie si recarono al mare per lavare ed insaporire le patate raccolte sulla terra ferma, ma la cosa sorprendente è che, cominciarono a farlo anche le scimmie della stessa razza viventi in un’isola distante 200 km, con cui non avevano avuto alcun contatto “sensoriale”.

Il principio di indeterminazione di Heisenberg dimostra che l’osservazione di un fenomeno condiziona e modifica il fenomeno stesso. La verità, pertanto, può essere solo immaginata e considerata in termini di probabilità, perché quello che osserviamo non è la verità, ma il risultato dell’interazione tra un fenomeno e la sua osservazione che non può non modificarlo. Non potendo conoscere insieme la velocità e la posizione di una particella subatomica, proprio perché osservandola la modifichiamo, ne deriva a livello pratico che non possiamo prevederne il comportamento e quindi il futuro. Predire il futuro non è impossibile ma diventa solo probabilità, nel momento in cui lo facciamo, lo modifichiamo, e per la estrema sensibilità alle condizioni iniziali dei fenomeni fisici piccoli cambiamenti nelle cause possono portare a grandi cambiamenti negli effetti. La teoria del caos deterministico dimostra come il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.

E allo stesso modo i test a doppio cieco, che la medicina ufficiale ritiene necessari per testare l’azione clinica di un farmaco, non sono altro che la testimonianza di quanto la scienza stessa conviene che l’intenzione di chi conduce un esperimento possa modificare l’efficacia biologica di una molecola. E così i test clinici per la valutazione dell’efficacia della terapia del Prof. Di Bella furono contaminati dai pregiudizi degli operatori sanitari che condussero le prove, i quali le fecero fallire in modo più o meno intenzionale.

Siamo un tutt’uno nel e con il grande Universo che, già da molte popolazioni primitive, è pensato senza le consuete distinzioni tra rocce, aria, esseri umani: tutto è permeato dallo stesso spirito, dalla stessa energia invisibile.

Nel mondo fisico il vuoto non esiste, sta oltre la piccola finestra percepita dai nostri sensi, ma è permeato da onde, perturbazioni del campo morfogenetico che interferiscono tra di loro creando risonanze costruttive o distruttive a seconda della loro natura. La Sorgente di Luce Primordiale si è diffratta nelle infinite sfumature delle frequenze dell’arcobaleno sulla Terra ad ognuna delle quali corrisponde una creatura, e poiché il nostro destino è quello di tornare all’origine della fonte della vita, lo possiamo fare in pienezza solo a condizione di non lasciarci dietro alcuna delle frequenze presenti, cioè di tutti i protagonisti della creazione sulla Terra.

In questo mondo non esiste casualità ma tutto ha un significato: niente e nessuno può esistere se prima non è stato pensato. Ma la determinazione che i principi dettano si coniuga con la libertà di accogliere o rifiutare il dono che gratuitamente e costantemente ci è offerto.

Il piano biologico

Nella biologia l’informazione biofisica si traduce fissandosi in biochimica: diventa cioè più stabile e permanente nella materia vivente.

Sia la materia organica che inorganica è composta dagli stessi mattoni: atomi di carbonio, ossigeno, idrogeno ed azoto: l’unica differenza è il modo in cui gli atomi si trovano disposti nello spazio tridimensionale, secondo leggi che sono alla base dell’organizzazione biologica per cui diverse componenti si uniscono per formare strutture più grandi e stabili dotate di proprietà inedite: capacità di crescere, di moltiplicarsi, di muoversi, prima in acqua e quindi fuori dall’acqua.

Il sole, l’acqua, i fulmini, la luna con la loro energia, le onde elettromagnetiche con la loro frequenza, hanno organizzato gli atomi della materia inorganica in forme tali da fargli acquisire nuove proprietà. La proprietà del dolce non è in nessuno degli atomi di C, O, H che compongono la molecola dello zucchero: il tutto ha proprietà maggiori delle parti che lo compongono.

I tre criteri fondamentali di un sistema vivente sono lo schema di organizzazione, o configurazione delle relazioni, che determina le caratteristiche essenziali del sistema (forma, ordine, qualità); la struttura, che è la materializzazione fisica (sostanza, materia, quantità); ed il processo della vita, che è l’attività necessaria alla continua materializzazione dello schema di organizzazione. Il Padre è lo schema, il Figlio è la struttura, e lo Spirito Santo il processo.

La vita opera lontana dal punto di equilibrio termodinamico, in una condizione nella quale, raggiunto un punto critico di instabilità, noto come “punto di biforcazione”, possono spontaneamente emergere nuove e diverse strutture e forme di ordine: caratteristica che apre la strada allo sviluppo e alla evoluzione. E così la complessità biologica di un organismo si può definire con il numero delle biforcazioni attraversate dall’embrione durante lo sviluppo dell’individuo.

Bernard, biologo francese di fine 800, affermava che la Natura nella sua evoluzione usa pezzi vecchi per costruire cose nuove. Ad ogni nuova richiesta ambientale, lo schema geometrico energetico elementare che sovraintende alla forma si duplica, e sviluppa un nuovo organo che si adatta alla nuova funzione. Questo è successo nel passaggio dalla vita marina a quella anfibia e terrestre: sviluppando dalle branchie i polmoni, e dalle pinne i piedi.

Poiché tutti i cambiamenti successivi rimangono collegati allo schema originario, infiggendo un ago al centro, intorno all’ombelico dove eravamo collegati per mezzo del cordone ombelicale all’utero materno, si possono cambiare le informazioni energetiche che si irraggiano dal centro verso la periferia, e ottenere, a cascata, un effetto terapeutico.

L’informazione elettromagnetica è l’imprinting della materia, le frequenze si intrecciano e dispongono gli atomi alle combinazioni chimiche successive fino alla creazione dell’oggetto, come succede nella tecnica olografica. Nell’olografia l’immagine tridimensionale dell’oggetto è il risultato dell’interagire di due fasci luminosi, provenienti da un unico raggio laser, proiettati su una lastra traslucida che ne registra l’informazione interferenziale, per cui ogni punto contiene l’informazione del tutto, cioè ogni pezzo della lastra fotografica contiene l’oggetto nella sua interezza, anche se più piccolo e più indefinito. Ogni organo, ogni cellula somatica contiene l’informazione, anche se sbiadita quanto più lontana è situata da quella germinale, del corpo intero. La dimostrazione di questo sono l’iridologia, l’auricolo terapia, la reflessologia plantare, con le quali attraverso la parte si cura il tutto.

La medicina ufficiale segue lo stesso principio nella tecnica della clonazione, prelevando cioè il nucleo diploide (con tutte le coppie dei cromosomi necessari alla vita) di una cellula matura da un individuo adulto, e inoculandolo nell’ uovo senza nucleo di una femmina che lo crescerà nel suo utero. Nascerà così un clone del donatore con identiche caratteristiche genetiche, e carico delle esperienze psico fisiche del “gemello anziano”.

Poiché la clonazione dimostra che tutte le cellule di un organismo, anche adulto, possono sdifferenziarsi e dar vita ad un embrione e quindi ad un organismo nella sua complessità, si può arrivare anche a vedere e leggere con le cellule della cute ponendo una mano su un libro e senza usare gli occhi, come è raccontato da Roald Dahl nel suo libro “Un gioco da ragazzi”.

Ogni cellula possiede organi e funzioni corrispondenti a quelli posseduti dall’organismo intero, e diversamente da quanto si possa pensare, il “cervello” della cellula non è il nucleo. Questo con la sua mappa genetica, non è altro che un archivio, una scrittura biochimica delle esperienze trascorse della nostra specie: corrisponde ai testicoli e alla ovaie.

La membrana è il vero cervello della cellula. Riceve, seleziona e blocca o facilita i segnali che provengono dall’esterno. La membrana capta con i suoi recettori antenna i segnali provenienti dall’ambiente, ne valuta la qualità, discriminando se sono utili o dannosi alla sopravvivenza della cellula. La cellula si dirige verso un segnale vitale, come le sostanze nutritizie, captando un segnale di crescita; si allontana da un segnale minaccioso, come le tossine, captando un segnale di chiusura o protezione. La membrana definisce e determina la consapevolezza cellulare, guidandone in modo intelligente l’adattamento ai continui cambiamenti, e passando dalle prime conoscenze di vita per la sopravvivenza, alla conoscenza per la protezione, la struttura e il movimento, la comunicazione e le relazioni.

E’ un’attività mentale che dimostra come la vita sia tutta un processo di conoscenza, comune a ogni livello dell’evoluzione.

Solo se gli stimoli (nutrienti, ormoni, frequenze elettromagnetiche) sono positivi le proteine che rivestono il DNA si allontanano e scoprono, attivandolo, il tratto che dirige la crescita e la riproduzione. Lo scopo è di attivare le appropriate risposte comportamentali della cellula per assicurarne la sopravvivenza e lo sviluppo.

Viene a cadere il dogma biologico della centralità del DNA nel controllare la vita, nel determinare la manifestazione dei caratteri fisici, delle emozioni e dei comportamenti, della nostra salute: crolla il determinismo genetico come condizionamento assoluto e diventiamo responsabili del nostro destino. I geni sono da considerare fornitori di opportunità piuttosto che distributori di ordini.

D’altronde è logico che i geni non possano programmare in modo definitivo una cellula o la vita di un organismo, perché la sopravvivenza dipende dalla capacità di adattarsi dinamicamente ai continui cambiamenti ambientali nel corso della vita.

Mentre la complessità delle strutture biologiche cresce, aumenta pure quella dei loro processi cognitivi, fino all’apparire della coscienza (la distinzione tra io e il mondo), del linguaggio, prima gestuale e poi parlato e del pensiero concettuale, capacità astrattiva di usare immagini mentali con cui formulare valori, credenze, scopi e strategie.

Fin dai primi passi della vita le interazioni tra gli organismi e tra questi e l’ambiente sono di tipo cognitivo: vivere è conoscere, e ad ogni percezione sensoriale il sistema nervoso di un organismo cambia lo stato delle proprie connessioni. E la libertà di decidere a che cosa porre attenzione o no, fa emergere un mondo attraverso questo operare distinzioni.

E’ l’ambiente, compreso il nutrimento, lo stress e le emozioni, che determina la diversità della manifestazione della programmazione genetica e genealogica. E queste modifiche, come ha scoperto la medicina epigenetica, possono essere trasmesse alle generazioni future come fa la cellula immunitaria immatura quando incontra un antigene, ad esempio un virus. Inizia a formare un anticorpo specifico creando un nuovo gene che servirà da stampo per la sintesi proteica, e che tramanderà come nuovo patrimonio alle cellule figlie.

La membrana è costituita da un doppio strato fosfolipidico e glicoproteico, ciò significa che è sensibile ai fattori esterni quanto a quelli interni, e mette in relazione i due ambienti così che ogni modifica dell’uno sia accolta dall’altro in completa reciprocità.

Il corpo deve nutrirsi di energie biochimiche (ossigeno, acqua, nutrienti alimentari) come di energie biofisiche (calore, luce, frequenze elettromagnetiche) per tutta la vita come elemento essenziale per il mantenimento dell’equilibrio psicofisico. Queste sottili informazioni biofisiche vengono assorbite attraverso le aperture energetiche costituite dai chakra, vortici energetici. Ricordiamo le diverse terapie con i colori, la pranoterapia e il pranic healing. Quest’ultimo è riuscito a rendere disponibile a chiunque abbia l’intenzione terapeutica uno strumento potente di guarigione, che basa il trattamento sull’eliminazione delle energie congeste e sulla proiezione delle energie sane. E’ l’energia creatrice che viene canalizzata e convogliata attraverso il terapeuta che ne diviene strumento.

Ma anche di fronte a guarigioni miracolose, se l’individuo non ha nel suo Karma la possibilità di trasformarsi ed evolversi, non partecipa delle virtù teologali, fede speranza e carità, e ricade nella malattia.

Pur avendo finora parlato della dipendenza della materia dall’energia, è vero anche il contrario: l’informazione elettromagnetica, l’energia mentale e psichica, possono modificarsi se la struttura ortopedica subisce alterazioni. Per il cervello controllare un corpo con asimmetrie ortopediche richiede un dispendio di energie importante per i continui aggiustamenti che è costretto a compiere nella preparazione e nell’atto motorio.

Secondo questa prospettiva evoluzionista l’uomo costruisce comunità sempre più grandi per acquistare maggiore conoscenza e consapevolezza del proprio ambiente ripercorrendo nello sviluppo la soluzione biologica dell’organizzazione da mono a pluricellulare e della specializzazione della comunità cellulare. Quando la membrana cresce troppo rispetto al volume che contiene, si continua ad ingrandire come superficie, e quindi come contatti con l’ambiente esterno, sviluppandosi per moltiplicazione.

Il termine “comunità” implica che tutti i suoi membri, in quantità e in qualità differenziandosi, collaborino ad un piano d’azione comune che consiste nella crescita e nell’evoluzione.

Per questo riprendiamo il pensiero di Lamark che suggeriva l’idea di un’evoluzione basata sullo scambio d’informazioni e la cooperazione tra gli organismi e l’ambiente che muta, e sulla trasmissibilità ereditaria delle caratteristiche acquisite. Oggi sappiamo che lo scambio di frammenti genetici e la simbiosi sono i meccanismi evolutivi più efficaci adottati fin dall’origine della vita dai batteri, nostri progenitori per superare la selezione che l’ambiente propone.

La selezione è basata sulla capacità di adattamento alle nuove situazioni per cui, come vale in tutti i campi, le esperienze passate sono necessarie ma non sufficienti: devono essere trovate delle nuove soluzioni ai nuovi problemi, programmi speciali avviati da situazioni inattese. La Natura non è benigna o maligna a seconda dei casi, ma nasconde sempre un buonsenso biologico, anche quando il leone sbrana la gazzella che più debole e fuori dal branco viene catturata, la Natura privilegia l’individuo leone sfamandolo e la specie gazzella selezionandone i capi più veloci. Viene così mantenuto l’equilibrio dinamico dove tutti gli elementi sono in simbiosi.

Una piantina lo sa e se il fiume cambia il suo tragitto allontanandosi da lei, si attiverà per affondare al più presto le sue radici nella terra e trovare nuova acqua per non perire. Noi esseri umani spesso non ci riusciamo e, rimanendo bloccati nel problema, fermi a “dimostrare le nostre ragioni”, finiamo con l’appassire. E’ come se nella nostra vita quotidiana, ci fosse più facile continuare a picchiare la testa contro lo stesso muro invece di “farcene una ragione”, spostarci di un passo e passare dalla porta.

Comunità di miliardi di cellule nel corpo umano e di miliardi di individui sulla Terra devono comunicare tra di loro per uno sviluppo armonico. Useranno la segnalazione energetica, come le frequenze elettromagnetiche, che sono centinaia di volte più veloci ed efficienti nella trasmissione dell’informazione ambientale, o i segnali chimici, basati sulla diffusione degli ormoni, dei neurotrasmettitori e dei fattori di crescita: il computer o la posta ordinaria?

Le cellule, come gli organismi, si muoveranno guidate dall’informazione ricevute ed elaborate: l’energia va dove va il pensiero.

Quando si evidenzia un blocco energetico o un difetto di comunicazione o una frequenza patologica è possibile intervenire con frequenze correttive e opportune per riparare il danno. Come le stonature di una orchestra, le patologie di un organismo nascono perché le oscillazioni dei componenti non vanno a ritmo. Occorre perciò un lavoro simile a quello dell’accordatore di strumenti musicali, piccole stimolazioni esterne di bassa intensità ma di frequenza ben definita in modo da ripristinare l’accordo di fase. E’ questa una caratteristica nuova della medicina del futuro, la medicina bioelettromagnetica.

Quando estraggo i denti del giudizio a giovani adolescenti la forza espressiva dei geni corrispondenti a questi denti si ridurrà in loro, e quindi è probabile che nascano i loro figli senza la gemma del dente del giudizio. Anche psichicamente, tutte le soluzioni che sono risolte nell’albero genealogico lo saranno per la discendenza, ecco la ragione per la quale il miglior aiuto che possiamo dare ai nostri figli è risolvere i nostri problemi. E d’altra parte, il peccato originale non è altro che la distruzione e l’inquinamento causato dalle scelte negative degli uomini che ci hanno preceduto, è il nostro passato che dobbiamo rivivere con atteggiamento di redenzione.

Il piano psichico

I sintomi patologici sono l’espressione fisica di conflitti psichici, e possono smascherare con il loro simbolismo il problema centrale del paziente. Solo quando il mondo delle forme “diviene allegoria” (Goethe), acquista valore e significato per l’uomo. Semplificando, nella forma si esprime il contenuto, ed in questo modo le forme acquistano significato. Un corpo senza coscienza non può ammalarsi. Il sintomo è un compagno che ci aiuta a scoprire cosa è che non va, cosa manca alla nostra coscienza, con l’unico fine di farci guarire, rendendo quindi superfluo il sintomo stesso, grazie a processi di apprendimento e consapevolezza. Dopo le estenuanti partite di qualificazione ai mondiali di calcio 2006, l’ultima delle quali vinta a “Francoforte” contro il Brasile, la Francia gioca la finale contro l’Italia. Zidane è distrutto dalla fatica, e più volte chiede la sostituzione al suo allenatore che non gliela concede. L’unica soluzione per la sua sopravvivenza è farsi espellere dall’arbitro, il cartellino rosso.

Mentre le manifestazioni psicologiche sono la traduzione dei risultati e dei processi della mente umana, le manifestazioni biologiche sono l’espressione della finalità evolutiva implicita nei tessuti embrionali, con gli opportuni cambiamenti negli organi derivati stimolati dalle nuove e impreviste richieste ambientali.

Ogni funzione contiene un preciso senso biologico, non vi è nulla di accidentale nelle manifestazioni fisiologiche. Perché la pelle esterna delle nostre braccia è più ruvida di quella interna, che invece è morbida e delicata? Per accogliere i caldi affetti e respingere i freddi intrusi. Perché le nostre labbra sono di un colore più rosso delle guancie? Se non per funzionare da richiamo sessuale. Perché abbiamo i peli sotto le ascelle e intorno agli organi sessuali? Se non per trattenere i nostri ormoni. Perché gli occhi della preda sono laterali e quelli del predatore sono frontali? Per guardarsi dagli agguati a 360 gradi i primi, e per puntare la preda da rincorrere i secondi. Tutto ha una ragione!

Ma anche le cosidette malattie sono tutti fenomeni con un preciso senso biologico, programmi che si attivano ogni volta che nuovi eventi ci prendono in contropiede e ne perdiamo il controllo.

Lo studio delle cinque leggi biologiche del dottor Hamer, che stabiliscono le connessioni tra Psiche Cervello Organo, offrono la chiave per comprendere meglio la fisiopatologia dell’organismo umano, dall’origine del processo alla sua conclusione.

La fonte primaria da cui il dott. Hamer ha ricavato le informazioni che lo hanno portato a sviluppare la sua nuova medicina, è lo studio comparato dell’embriologia (sviluppo dell’embrione) e della filogenesi (evoluzione della specie) così da arrivare alla più grande conquista per l’uomo: l’eliminazione della paura dell’incognito.

Nella sintesi più estrema le sue cinque leggi biologiche:

1) la cosidetta malattia non è altro che un programma speciale biologicamente sensato che, dopo un trauma psichico imprevisto (non psicologico in quanto non mediato dalla ragione), viene attivato e si ripercuote, a seconda della sua natura e del risentito che evoca, sul cervello e sull’organo bersaglio.

2) questo programma ha un decorso bifasico se si arriva alla soluzione di quanto lo schoc aveva suscitato. La prima fase è simpatico tonica: il Conflitto Attivo, fase fredda, richiede che tutte le energie siano mobilitate ad affrontare l’evento inaspettato; la seconda fase è parasimpatico tonica: la Conflittolisi, fase calda, edemigena, richiede il riposo e il recupero delle risorse utilizzate.

3) L’interessamento dei tessuti è specifico a seconda della derivazione embrionale per il significato che ogni foglietto possiede (da quello endodermico che affronta la sopravvivenza essenziale in rapporto al boccone vitale, al mesoderma che assicura protezione e struttura espandendo il nostro confine fisico, all’ectoderma che sviluppa la comunicazione e ci relaziona con il mondo circostante). Specificando, se nel momento dello schoc si attiva il programma speciale biologicamente sensato perché dalla persona viene risentito il pericolo per la propria sopravvivenza, riguardante l’assimilazione o l’espulsione del boccone vitale sia questo cibo, aria o denaro, si attiverà il paleoencefalo (tronco cerebrale) che gestisce l’endoderma dell’organo adatto a superare la difficoltà inattesa. Per quanto riguarda l’endoderma il senso biologico è nella fase di conflitto attivo. Aumenta la funzione dell’organo, grazie ad una proliferazione cellulare, per sopperire alla difficoltà incontrata: impossibilità di digerire, assimilare, espellere. Se nel momento dello schoc si attiva il Programma Biologico Sensato perché dalla persona viene risentito il pericolo dell’attacco, o la svalutazione del cedimento della propria struttura ed integrità, si attiverà il cervelletto ed il midollo cerebrale che gestiscono il mesoderma dell’organo adatto a superare la difficoltà incontrata.

Per quanto riguarda il mesoderma diretto dal cervelletto il senso biologico è nella fase di Conflitto Attivo per l’aumento dello spessore del rivestimento profondo dell’organismo a scopo di difesa. Ad esempio l’ aumento dello spessore della sierosa peritoneale conseguente ad un attacco fisico allo stomaco.

Per il mesoderma diretto dal midollo cerebrale il senso è nella fase di conflittolisi, dopo la soluzione l’ulcerazione ripara e produce un aumento della funzione svalutata. Il senso biologico in questo caso, essendo conflitti diretti dal cervello più recente, salvaguardano la specie. Infatti l’individuo che subisce un conflitto di svalutazione è un individuo più debole degli altri e che quindi deve essere selezionato negativamente: in fase attiva le ossa si disintegrano ed è esposto ai predatori o più semplicemente inadatto a riprodursi. Se il conflitto viene risolto in poco tempo, allora significa che l’individuo è riuscito a fronteggiare e vincere il motivo della sua svalutazione per cui, nella postconflittolisi, si irrobustirà più di prima e acquisterà un vantaggio evolutivo (il callo osseo che segue come riparazione ad una frattura è più forte dell’osso normale). Se nel momento dello schoc si attiva il programma SBS perché dalla persona viene risentita la frustrazione delle relazioni e delle comunicazioni con gli altri, quale l’amore per il cucciolo, il possesso del territorio, si attiverà l’area del neoencefalo e l’ectoderma nell’organo più adatto a far fronte biologicamente alla situazione. Per l’ectoderma il senso biologico è: voglio stare in contatto con qualcuno ma non posso. La pelle si ulcera là dove il contatto non è possibile ed in fase di riparazione si gonfia e si arrossa. Compariranno manifestazioni cutanee e la pelle sembrerà ammalata. La bronchite è la soluzione del conflitto della ulcerazione del lume bronchiale per il bisogno di avere più contatto con l’aria che viene a mancare a causa della precedente intrusione di un nemico nel proprio territorio familiare o lavorativo.

4) I funghi, i batteri o i virus, con cui viviamo in simbiosi da millenni, sono attivati, e quindi al servizio, del nostro cervello nel processo di guarigione al fine di spazzar via i tessuti interessati dal programma biologico o di ricoprire le ulcere lasciate dalle necrosi.

5) La conclusione meravigliosa è che la Natura si adopera sempre per la preservazione dell’individuo o, se questo si dimostra non adatto, della specie. Comprendendo questi criteri la malattia non è più un errore della Natura, un processo biologico che colpisce a tradimento il nostro corpo, ma rappresenta la migliore risposta, con precisa finalità e senso biologico, messa a punto dall’organismo che segue i programmi biologici acquisiti nella filogenesi, e ne apprende di nuovi.

Comprendere lo scopo della malattia ci consente di accompagnarne la conclusione ed evitarne la recidiva.

Per questo è importante imprimere una direzione positiva alla nostra energia mentale, alimentando pensieri che favoriscono la vita ed eliminando quelli negativi che succhiano energia e ci debilitano.

Oggi nella società si è interiorizzato il fallimento degli ideali connessi alla visione messianica del futuro (in cui tutto, e per tutti, era a portata di mano grazie allo sviluppo scientifico) e prevale la convinzione opposta, di un futuro pieno di minaccie.

Dobbiamo essere consapevoli che diventiamo ciò che facciamo, quello che pensiamo, che sogniamo, desideriamo e i giudizi che diamo. Per diventare artefici del nostro destino dobbiamo liberarci delle convinzioni limitanti radicate nella nostra mente: obiettivo non facile dato che si tratta di circuiti sinaptici stampati nel nostro cervello, ma possibile grazie alla plasticità che il cervello sempre mantiene per tutto l’arco della vita. Ma è difficile superare gli ostacoli con gli stessi strumenti e le stesse energie che ci hanno creato le difficoltà: prenderne coscienza è il primo passo, ma non è sufficiente a cambiare gli schemi neuronali acquisiti, come indicano gli insuccessi delle cure psicoterapeutiche. Da cui le prescrizioni paradossali di Jodorosky, che rappresentano nuovi percorsi su biforcazioni sinaptiche diverse dal passato: l’atto, non la parola è in grado di modificare il nostro pensiero.

Le invocazioni di grazia e di miracolo che significano mollare tutti gli autocontrolli razionali e le resistenze e abbandonarsi con fiducia e trasparenza alla forza vitale dell’energia cosmica creatrice, o Dio, possono effettivamente e scientificamente compiersi. Lo stesso miracolo in forma più ridotta può accadere quando diamo fiducia ad un medico che grazie al suo carisma ci prescrive una medicina o addirittura una chirurgia placebo che guarisce i nostri sintomi patologici.

Il piano spirituale

Riconosciuta la difficoltà di modificare la propria mente, le vecchie abitudini di pensiero, come dichiara Carl Jung, non possiamo risolvere i nostri problemi più importanti, dobbiamo evolvere al di là di essi. E sviluppare il livello spirituale dell’evoluzione.

All’intenzione, che guidava la nostra vita, in cui la visualizzazione dell’obiettivo ne determinava la manifestazione per la legge di “attrazione”, viene sostituita la ispirazione: vivere il momento in cui liberi da ricordi e da programmi siamo più trasparenti all’azione di Dio che in noi si fa storia.

Dalle omelie di Don Carlo Molari alcuni pensieri.

Nell’esercizio dei nostri sensi c’è sempre una componente soggettiva che nel tempo cresce perché attraverso le esperienze acquistiamo delle abitudini nel vedere, nel capire. Questo meccanismo è utilissimo da un punto di vista pratico per non cominciare la vita sempre daccapo: abbiamo già dei modelli nel giudicare. Però se non siamo consapevoli del funzionamento, questo meccanismo diventa uno strumento molto infido: dal punto di vista fisico ed intelletttuale cogliamo solo un aspetto della realtà, il nostro. Se fossimo consapevoli di ciò, ci educheremmo ad un atteggiamento per lasciarci completare dagli altri continuamente in ciò che vediamo e che comprendiamo.

Quando qualcuno pensa diversamente da noi, chiediamoci quale può essere la ragione, quale l’aspetto di verità che l’altro possiede per offrirsi reciprocamente le proprie luci e giungere a traguardi ulteriori. E chi può cominciare questo cammino di dialogo, di cambiamento e di conversione se non chi più è nel bene?

Quindi il dialogo tra culture è una necessità assoluta, abbandonando la credenza che quello che ci appartiene sia assoluto, e cercando l’ascolto ed il confronto, sicuri che la realtà è oltre gli uni e gli altri, per cui insieme siamo in cammino verso la perfezione finale.

Anticamente si pensava che la Natura fosse il luogo della perfezione, che l’inizio della Creazione fosse perfetto e la Realtà fatta compiutamente (l’Eden biblico). Non è vero, perché ogni inizio nel processo della creazione è imperfetto, incompiuto, provvisorio, e la perfezione sta alla fine e Gesù ci ha lasciato il compito di completare la sua opera.

E’ difficile capire e vivere, il messaggio condensato nella frase “chi vuole essere il primo si faccia l’ultimo”, per due ragioni.

La prima difficoltà è l’ esasperazione delle tendenze istintive caratteristiche della prima fase della nostra esistenza: essere riconosciuti, emergere, essere applauditi, imporre le nostre convinzioni. La nostra cultura ha operato così che le tendenze istintive, necessarie alla nascita quando dipendiamo dagli altri, per la nostra imperfezione ed incompiutezza, siano diventate pensieri, desideri, movenze interiori lasciandoci vivere in una condizione di immaturità anche da adulti.

Pensiamo di essere il centro di tutto ciò che accade, e consolidiamo queste tendenze in strutture cerebrali per cui finiamo con il giudicare in base a ciò che noi crediamo importante.

Non è che possiamo eliminare l’istinto, ma dobbiamo riconoscerlo come imperfetto, perché la natura umana è ancora incompiuta nella sua evoluzione, e imparare a gestirlo. Non possiamo giustificare da adulti un comportamento infantile invocando la legge di “Natura”.

L’istinto si può manifestare nella gelosia, cioè nel non godere del bene altrui non comprendendo che se il bene si diffonde nel mondo diventa una ricchezza per tutti: quando una persona gioisce del bene degli altri vuol dire che è giunta a maturità.

La seconda difficoltà è l’assumere il criterio indicato da Gesù come una regola morale, come indicazione di comportamento, cadendo nell’illusione che siamo noi a fare il bene come frutto del nostro impegno, della nostra buona volontà. Ripetiamo la prospettiva dei farisei che siamo noi a fare il bene e quindi siamo superiori agli altri. La vita spirituale richiede la consapevolezza che non siamo noi la fonte e il principio delle nostre azioni, per cui ne consegue un atteggiamento di ascolto, accoglienza e condivisione.

Ma assumendo il modello evolutivo dobbiamo raggiungere una perfezione che ci è offerta e donata e che dobbiamo accogliere come lo è stato il dono della vita.

Se vogliamo far risplendere la bontà nella nostra vita dobbiamo metterci nella condizione di vivere alla presenza di Dio lasciandoci penetrare dalla sua azione che ci investe continuamente, ci avvolge e ci sostiene. Divenuti trasparenti assorbiamo questa energia arcana che in noi diventa forza di vita, e siamo in grado di fare qualcosa di inedito che prima non facevamo.

Realizzare forme nuove di giustizia, di condivisione, di fraternità, di misericordia, di accoglienza reciproca, espressioni nuove di dialogo, di comunione tra culture e religioni: è il Regno di Dio che viene e si realizza giorno dopo giorno.

Tornando al messaggio iniziale, il criterio del servizio è quello attraverso cui passare per diventare primi, cioè giusti, perfetti nel dedicare la propria vita perché l’azione di Dio si diffonda. Quando l’azione di Dio creatrice in noi diventa dono di vita per gli altri, noi diventiamo figli di Dio, viventi in modo definitivo. In realtà Dio non premia e non castiga , la ricompensa è che noi diventiamo ciò che operiamo, ma ancora prima ciò che desideriamo e pensiamo: quanto le gioie, così gli interessi diventano la nostra strutttura ed esprimono la nostra maturità. Dovremo interrogarci quali sono i criteri delle nostre decisioni, delle nostre azioni, quali sono i nostri interessi? Questo è il filtro attraverso il quale noi accogliamo la forza di vita e diventiamo. L’ostacolo è non accorgersi che le ragioni per cui facciamo le cose, anche quelle buone, sono inquinate.

Il male lo si supera non contrapponendosi, perché così lo si amplifica e lo si diffonde, ma lo si annulla assumendo dinamiche opposte

A livello spirituale, non è la pratica religiosa, e neppure la preghiera di invocazione: Dio non è onnipotente perché la manifestazione della sua opera passa attraverso la realizzazione delle sue creature.

Se sappiamo metterci in ascolto, creando ogni giorno spazi di silenzio interiore in cui far risuonare la parola di Dio in noi, e operare nella verità, facendo trasparire la presenza di Dio nelle nostre opere, solo allora siamo in grado di vivere la libertà dei figli di Dio come siamo chiamati a diventare.

La strada della conoscenza è senza fine, da percorrere con grande umiltà, con gioia verso ciò che si comprende, con stupore verso ciò che non si comprende, e gratitudine per il tempo che ci è donato.

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