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Osteoporosi

Quale Prevenzione e Terapia scegliere?

L’osteoporosi è una condizione fisiopatologica caratterizzata da una progressiva diminuzione del tessuto osseo, con deterioramento della microarchitettura e conseguente aumento della fragilità e del rischio di fratture, le quali avvengono specialmente nell’osso trabecolare del polso, delle vertebre e del femore.

Colpisce prevalentemente le donne, una su tre, e si manifesta per lo più dopo i 65 anni. Per queste caratteristiche sarebbe dovuta ad uno squilibrio ormonale successivo alla menopausa. Ma non è chiaro perché non interessa tutte le donne, e perché si presenta, in misura inferiore, anche negli uomini.

Il tessuto osseo progressivamente decalcifica senza che la ricerca biochimica abbia trovato una ragione del fenomeno.

E allora si trovano giustificazioni non dimostrate e non sufficienti quali: il fattore ambientale, l’alimentazione sbagliata, il fumo delle sigarette e la questione genetica.

Quello che ci aiuta effettivamente nella comprensione del meccanismo responsabile è partire dalla funzione dell’organo colpito, e dalle ragioni per cui frenando o bloccando la funzione l’organo vada in disuso, in atrofia.

Lo scheletro e le sue articolazioni hanno la funzione fondamentale di dare struttura all’organismo. Sono la forma che ci sostiene, consente a tutti gli organi contenuti di funzionare come si deve e di sentirci al meglio: ci danno la forza e il diritto biologico di esistere come persone.

Ogni volta che l’osso viene impedito o bloccato nella sua funzione si decalcifica, perché ne viene meno il bisogno e la Natura non mantiene ciò che non adoperiamo.

Questo spiega perché, se siamo costretti all’immobilità dopo un trauma accidentale, dopo un’ingessatura, le nostre ossa e i nostri muscoli vanno in atrofia e hanno bisogno di tempo e di una graduale attività per recuperare quello che è stato perso.

Spiega perché gli astronauti dopo un soggiorno nello spazio tornando sulla Terra si trovano con l’osteoporosi, pur avendo una dieta bilanciata e non avendo cadute ormonali: l’assenza di gravità fa mancare lo stimolo che attiva e mantiene il ricambio osseo.

Spiega perché quelle donne che dopo la menopausa si sentono inutili, pensando di aver perso la loro forza e identità femminile per l’aspetto procreativo e sessuale, vivono la situazione di non riuscire a farcela più come prima. La struttura ossea non sente più la necessità fisiologica e biologica di continuare a strutturarsi, riceve il messaggio biologico dell’inattività forzosa, e la svalutazione di sè che ne consegue crea il circolo vizioso che cronicizza l’affezione.

Il denominatore comune di queste situazioni descritte è la mancanza di necessità a funzionare:

per l’immobilità imposta dopo il trauma, per l’assenza di peso e di carico nello spazio, per la perdita dell’identità legata all’età (e questo succede anche agli uomini).

Avendo riconosciuto queste cause dell’osteoporosi possiamo meglio affrontarne la prevenzione e la terapia.

È vitale per la nostra struttura il costante esercizio fisico che stimola il mantenimento e il rinnovamento osseo indipendentemente dall’età e dal sesso per tutta la vita. Tensegrità, ginnastica posturale, acquagim, ma anche semplici passeggiate per il piacere di godere la luce del sole, attivano il metabolismo osseo perché continui a funzionare al meglio.

Questa attività fisica è sostenuta dal desiderio di fare della propria vita un’occasione di realizzazione e di motivazione continua, consapevoli e sicuri della propria identità e proiettati verso l’esterno nella continua aspirazione alla felicità e ad evitare la sofferenza.

Ci protegge dall’osteoporosi l’allontanamento di ogni senso di svalutazione delle nostre possibilità, rimandando al mittente consigli del tipo “attenzione a non cadere, alla tua età” o giudizi “certo questa crostata non è più come quella che facevi una volta”.

Accogliamo con serenità e curiosità le diverse opportunità psicofisiche che lo scorrere del tempo e delle situazioni propone senza tirarci indietro per paura di farci del male, poichè tutto quello che ci vogliamo risparmiare lo perdiamo definitivamente.

Diversamente nessun farmaco ricalcificante, né tanto meno alcun alimento, ha sinora risolto il problema dell’osteoporosi.

E purtroppo oggi dobbiamo registrare che i farmaci più proposti e prescritti sono spesso dannosi per il loro effetto biochimico.

Lo sono proprio i bifosfonati, tra i venti farmaci più venduti al mondo, che inibiscono gli osteoclasti, le cellule attive nel riassorbimento osseo, seppure con un meccanismo non ancora definito.

Quello che sappiamo per certo è che hanno un’importante azione contro la formazione di nuovi capillari sanguigni per cui l’osso si asciuga: non arrivando sangue arresta il suo ricambio e diventa petroso, simile al cemento ortopedico proposto per il consolidamento vertebrale quando queste sono a rischio schiacciamento.

Ai raggi x appare interrompere il suo riassorbimento, ma questo avviene a scapito della sua vitalità tanto da andare poi incontro a facili infezioni batteriche avendo perso la capacità vitale di difendersi. Gravemente frequenti e in relazione con questi farmaci, sono le osteonecrosi dei mascellari, che essendo in continuo rimodellamento, per la presenza stimolante dei denti, per primi soffrono della riduzione vascolare.

A seguito di pur semplici interventi odontoiatrici piccole lesioni della mucosa possono infettare l’osso reso incapace di riparare dal farmaco. Il processo infettivo si cronicizza e, dato il sovvertimento prodotto nel metabolismo osseo, anche dopo averne sospeso l’assunzione, può esitare nell’osteomielite, nel sequestro osseo e nella frattura mandibolare.

Va riconosciuto che dotati di proprietà analgesiche e calcificanti, i bifosfonati inducono una remissione del dolore osteoarticolare e sviluppano un benefico effetto placebo che può indurre in inganno riguardo all’effettiva efficacia del farmaco di eliminare le cause dell’osteoporosi.

I bifosfonati sono quindi da riservare ai casi più gravi di osteoporosi a rischio di collasso della struttura scheletrica, e da evitare nei casi iniziali e tanto più come “prevenzione”.

La prevenzione è bene affidarla a quella cura dello spirito che consente ad ogni età, per ogni giorno, di sentire la gratitudine per la vita che ci è donata e per le opportunità che ci sono offerte se sappiamo riconoscerle e metterle a frutto.

Bibliografia:

“Grazie dottor Hamer” Claudio Trupiano, Secondo Natura Editore, 2008

“Osteonecrosi dei mascellari e bisfosfonati” Paolo Vescovi, Tecniche nuove, 2008

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